Saturday 11 August 2018

Namaste

Avevo fatto yoga a fasi alterne per anni, iniziando forse nel 2008 o 2009 nelle classi dell'Imperial College. John lo sapeva che avevo un rapporto un po' così con lo yoga, che mi piaceva, ma che era anche legato a una fase molto emotiva della mia vita. Ma insomma mi sentivo fisicamente una merda, dopo la terza gravidanza, e John faceva del suo meglio per incoraggiarmi a rimettermi in forma.
Una volta mi lasciai convincere e ti scrissi.
-Vieni alle 7 il giorno talditali, quando molti degli studenti stanno per finire la loro pratica, così c'è modo di fare la lezione introduttiva-
Nei tre anni successivi, ci ho provato e no, lo ammetto, a inserire la pratica regolare di Ashtanga nella mia complicata vita. Ma era un casino, perchè John aveva già una pratica regolare che voleva assolutamete mantenere, e se lui era in studio, non ci potevo essere io.
Allora mi ero arresa, per il momento, a fare dell'Ashtanga la mia pratica estiva. A mo' di campo scuola. Tre settimane, un mese, due settimane e mezzo di pratica intensa e poi chi vivrà vedrà. MI piaceva così tanto, così come mi piacciono tanto quelle settimane di estate da sola.
Pensavo che sarebbe finalmente arrivato anche il mio momento, per srotolare il tappetino ogni giorno e praticare. Era solo troppo presto e dovevo essere paziente.
Ma, senza pudore, mi ripresentavo ogni estate, e anche a luglio l'ho fatto. Io mi ero sentita bene durante le tre settimane di pratica, molto meglio di tutti gli altri anni. Del resto, ques'estate, venivo da un anno di attività fisica, se non intensa, quantomeno costante.
-Non glielo dico nemmeno che ci provo in inverno, se poi riesco, lo vede da solo-
Mi ero sentita bene dicevo, ma ti avevo notato scontroso. Pensavo tu lo fossi con me, perchè mi vedevi come una perdita di tempo. La sera prima di andare in Italia, ti ho salutato un po' meglio delle sere precedenti, dicendoti che partivo, che avresti rivisto John in due settimane o poco più, che avevamo avuto un anno difficile e che ero stata davvero tanto stanca. Ma che stavo molto bene adesso, e che avevo goduto delle mio campo estivo. E ci siamo salutati così, come un'estate qualunque.

Ieri sera, alla tua "pratica in memoria", c'era John. Io ero fuori a fissare la porta. Per due ore e mezzo sono stata fuori a fissare la porta e a piangere, un po' si e un po' no, e a pensare a tutte le volte - troppo poche - che l'ho varcata col batticuore, o con nonscuranza e, infine, quest'estate, con accettazione che era una cosa per me saltuaria. La porta chiusa e me fuori. Un po' simbolo del mio percorso con te.



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