Saturday 14 March 2015

Cacciatrice di draghi


Uno non dovrebbe mai sottovalutare la potenza della legge di Murphy, quella che dice che, se vedi la luce alla fine del tunnel, sono probabilmente i fari del treno che ti sta venendo addosso.
Così sul concludersi della mia prima settimana di lavoro mi sono beccata un'influenza di quelle con la febbre alta e le ossa rotte. Evidentemente i virus erano tutti pronti fuori dalla porta a attaccare al momento meno opportuno. Inoltre John è partito per una conferenza e sta via fino a metà settimana prossima. Infine stamani c'era la prima lezione di nuoto della B.
Quando uno è mezzo malato, stanco e confuso, non ha testa e dovrebbe stare a letto, perché rischia di fare grosse cazzate. Infatti io la mia, gigante, l'ho fatta stamattina.
Alzati di buon ora, con io sola e mezza rincoglionita dalla febbre di ieri, si parte tutti e tre con un leggero ritardo sulla tabella di marcia, si parcheggia nel parcheggio un po' lontano e ci si dirige di buona lena in piscina. Bianca si prepara per entrare, entra ed è serena e tranquilla come sempre. Del resto va a nuoto da quando ha 6 mesi e l'anno scorso, a chiusura della stagione, faceva i tuffi dal trampolino (non è un'iperbole, c'ho un video che lo dimostra).
Io, tutta sorridente, a una certa sento morire il sorriso fra i denti, quando realizzo che ho lasciato in bella vista portafoglio, telefono e carta di credito sul sedile della macchina parcheggiata. Notare che giusto venerdì c'era arrivata una mail che riportava casi di furto in quello stesso parcheggio, con conseguenti raccomandazioni di non lasciare nessun bene in vista, nemmeno la borsa dei pannolini. Figuriamoci la carta di credito e l'iphone nuovo di zecca. 
Chi non ha testa, abbia gambe.
Confidente della confidenza della Bianca con l'acqua, la lascio in piscina con la sua amica e il padre e corro a recuperare il malloppo.
Torno tutta trafelata dopo un pochino e la trovo urlante e piangente e mi dicono che non è stata affatto contenta, che non si è voluta far toccare dall'istruttore e che non ha voluto nuotare. Lei mi dice che vuole andare a casa, che non vuole stare li e piange piange e piange. Io sono sbalordita.
Una volta calmata, mi dice che le sono tanto mancata e che la prossima volta devo mettermi il costume anche io e stare nell'acqua con lei, che così lei sa di essere al sicuro.
I cuore mi va in frantumi, sono mortificata, chiedo scusa in due lingue, giuro che non la lascio mai più fino a quando è maggiorenne e faccio ammenda lasciandola mangiare latte e biscotti prima di pranzo, con inevitabili e prevedibili conseguenze.
Ma qualcosa non mi torna. Non era la prima volta che stava in piscina da sola. Quello era un attacco di paura esagerato. Tutta questa ansia da separazione da dove veniva? Gelosia? Insicurezza? Paura dell'ignoto? 
No. La soluzione è molto più semplice e molto più... beh... da bambini.
Me lo ha confessato prima di addormentarsi, in quella sonnolenza rilassata che è anche il momento ideale per rielaborare i fatti della giornata.
C'era una maledetta formica. Lei ha paura delle formiche. È terrorizzata delle formiche che le camminano addosso. Mentre era in acqua ha visto una formica sul braccio e si è tanto spaventata, ed io non ero lì con lei, con il costume, nell'acqua a scacciare la formica. O a sconfiggere il drago. 
Perché fanno tanto i saputelli e vanesi che uno se ne scorda di quello che sono. Bambini. 

Monday 9 March 2015

Date

Il 9 marzo dell'anno scorso, alle 6 di mattina, ci svegliammo per finire di prepare i bagagli. Un cabbie sarebbe venuto a momenti a prenderci per portarci all'aereoporto di Heatrow. Dopo poco avremmo preso il volo diretto per Houston, lasciando Londra e 8 anni di vita alle spalle, in una splendida mattina di sole.
Stamani, 9 marzo, alle 6 di mattina mi sono svegliata spostando Fabio mugolante che mi dormiva addosso come sempre, mi sono vestita, ho preso l'ombrello e mi sono incamminata a piedi, sotto la pioggia battente, con lo stesso stomaco arrotolato di un anno fa, verso una nuova avventura. 

Saturday 7 March 2015

Che mamma sono?


Che mamma sono?
Sono una mamma che stanotte non ha quasi chiuso occhio perché il suo bambino, con la tosse come flebile scusante, ogni poco si è svegliato e ha preteso di puppare e alle 4 di mattina si è messo a gattonare sulla sua testa e a tirarle i capelli e le botte perché aveva deciso che era finita l'ora della nanna. Sono una mamma che ha oscillato dalla pazienza all'irritazione più incontrollata, che si è alzata di schianto alle 6 gridando a quello stesso batuffolo amoroso che non le doveva più rompere i coglioni, e che alle 7, quando finalmente si era addormentato, ed era stato risvegliato a botte e urla dalla sorella, ha dato di fuori di balta e ha cacciato tutti dalla stanza urlando che lei voleva dormire e che tutti quanti potevano anche andare a fanculo.
Sono una mamma che passa una serata a cucire vestiti per la barbie da calzini vecchi e crea biglietti di san Valentino a collage e che la sera dopo non vuole rotti i coglioni e si vuole solo guardare una puntata di una serie TV con le cuffie.
Sono una mamma che cucina gateux di patate, muffin alla banana e lasagne vegetariane, ma anche nutre i figli a pasta all'olio, riso in bianco con pomodori crudi e lasagne surgelate del supermercato perché che un'ammazza ingrassa.
Sono una mamma che ha scelto di non dare il ciuccio, di allattare a richiesta e di dormire nei letti montessoriani e che ciclicamente rimpiange di non avere scelto di imbottire il figlio con un biberon di latte e biscotti, prima di farlo dormire nel letto con le sbarre, con il ciuccio in bocca e il metodo Estevill.
Sono una mamma che a volte ha voglia di giocare a fare le costruzione, con il playdough artigianale e i puzzle e a volte ha voglia di stare al computer a farsi i cazzi propri ignorando un gran numero di insistenti richieste di attenzione.
Sono una mamma che davvero non si capacita di come si possa pensare di non mandare i figli all'asilo. O, se la giornata è particolarmente piena di follia, in collegio.
Sono una mamma come ce ne sono tante, probabilmente dipolare, che di sicuro sta crescendo figli con traumi permanenti che costeranno loro molti dollari di terapia in futuro, che a tratti rimpiange di non aver preso una via differente, che talvolta vorrebbe mandare tutti a cagare e partire con lo zaino in spalla per un giro intorno al mondo in solitaria e a volte sta benissimo dove è.
Sono una mamma che stamattina vorrebbe solo dormire e svegliarsi quando si ricorda perché mai, un giorno di gennaio di 5 anni fa, ha scelto di essere una mamma.