Tuesday 30 December 2014

Di questo e quello

Palazzo Vecchio - Firenze (acquarello, autore ignoto)

Avrei voluto intitolare questo post 'Di quanto mi manca l'Italia, ma non gli Uffici pubblici, la burocrazia e le istituzioni', ma era troppo lungo.
Ma partiamo dall'inizio. Io e daddyJohn ci siamo sposati l'anno scorso in fretta e furia per questioni non d'amore. Essendo presi dalle questioni per cui ci siamo sposati (il visto per andare in US), ci siamo totalmente scordati di cambiare lo stato civile all'ambasciata italiana. Nessuno si è preoccupato di ricordarcelo e quindi il tempo è passato senza conseguenze di sorta. Poi è nato il piccolo Fabio-terremoto. Fabio è americano grazie allo ius soli e ha ottenuto il passaporto italiano all'ambasciata di Houston senza problema alcuno. Se non che, un giorno ricevo una chiamata dall'ambasciata che mi dice che Fabio non può essere iscritto all'anagrafe di Firenze (mio ultimo comune di residenza, sennonché casa, sennonché città più bella del mondo) perché si richiede di iscriverlo come figlio legittimo di una coppia che non risulta legittimamente sposata.
Ops... il certificato di matrimonio non è arrivato in Italia. E che ci vuole direte voi? Portalo all'ambasciata. Ok... lo porto. Prendo e vado e mi dicono che serve l'apostilla (bollo), che però deve provenire dall'AIRE di Londra. Posso farlo abbastanza semplicemente per posta, ma dato che ho già il volo per Firenze penso (stolta): 'e che ci vorrà? lo faccio direttamente in Italia'. Stolta...  
A Firenze, una volta rinvenutami, piglio i figlioli, li monto in macchina e vado all'anagrafe, dove mi comunicano che loro non fanno di certo trascrizioni di atti di matrimonio, tanto meno se avvenuti all'estero. Devo chiamare l'AIRE di Firenze. Chiamo e la signora al telefono, che è proprio quella che ha contattato Houston e sa tutto di me, dopo avermi fatto il riassunto della mia storia, di cui ero già a conoscenza, essendo mia, mi dice che probabilmente devo fare la trascrizione tramite AIRE, ma che già che sono qui posso provare a Palazzo Vecchio - Ufficio nascite, morti e matrimonio. Se a Palazzo Vecchio mi facessero storie, mi consiglia provare a Trabia (provincia di Palermo, ultimo comune di residenza di daddyJohn), perché magari, sai com'è, a Trabia rompono meno, specie se ci mando mio marito, ex-residente e siciliano... vabbè...
Chiamo Palazzo Vecchio e mi dicono che, ora non sono aperti di certo, ma che lo fanno sì, basta riempire un modulo.
Il giorno dopo prendo i figlioli e vado a Palazzo Vecchio, dove una signora molto gentile mi porge il modulo, ma mi dice che non me lo possono registrare di certo il certificato, perché è in inglese e ci vuole una traduzione giurata. Cosa sia esattamente una traduzione giurata lei non lo sa (figurati io) e tantomeno sa chi me la può fare.
A questo punto la mia calma zen si incrina e iniziano a volare le madonne, sotto il Davide che mi guarda di sbieco. Chiedo a un po' di amici, mi danno il numero di un notaio. La segretaria non lo sa di certo se il notaio fa le traduzioni giurate e il notaio ora non c'è, sta andando a Prato. Chiamo a Prato, ma il notaio non c'è, sta venendo da Firenze. La segretaria non lo sa di certo, ma glielo chiede e mi richiama. Il notaio fa traduzione giurate alla modica cifra di 150 carte - o meglio la traduzione la fa te e lui la firma. Intanto cerco su google 'traduttori giurati Firenze'. Ne trovo uno, chiamo, spiego. Mi dicono che posso portare il certificato il martedì e che il venerdì mattina è pronto di certo e lo posso direttamente portare a Palazzo Vecchio chiudendo la questione.
Il martedì prendo i figlioli e, speranzosa, torno in centro. La traduttrice giurata mi dice che non ce la fa di certo per il venerdì. Lei, certo, la traduzione la farebbe in 3 giorni (anche perché ci vogliono 10 minuti, compreso il tempo di accende il PC),  ma deve andare in tribunale a mettere l'apostilla e ci vogliono 7 giorni lavorativi. Al che io dico che nessuno a Palazzo Vecchio ha mai parlato di apostilla, ma solo di traduzione giurata. La traduttrice non lo sa di certo se ci vuole o no l'apostilla, loro l'apostilla, che costa di 16 euri e allunga i tempi di una settimana, la mette perché non si sa mai. Sul  perché non si sa mai mi si è definitivamente tappata la vena, complice la somma molestia dei figlioli, decisamente annoiati da tutti questi giri per uffici.
Che significa, perché non si sa mai? Ci vuole o non ci vuole questa cazzo di apostilla?
Richiamo Palazzo Vecchio li su due piedi e  il primo operatore non lo sa e mi passa il secondo, il secondo non lo sa e prova a passarmi la terza che però è occupata e sarà libera non prima di mezz'ora. All'Ufficio nascite, morti e matrimoni del comune di Firenze, nessuno sa (a parte la signora occupata, forse) se per registrare un certificato straniero di nascita, morte e matrimonio ci vuole o non ci vuole una minchia di apostilla, la quale di solito viene messa comunque, perché non si sa mai.

Me ne vado, trascinandomi dietro figli ululanti che placo solo con una tortina di frutta molto grande con molte fragole e molto piena di crema pasticciera. Non sono riuscita, con 3 viaggi in centro e 6 o 7 telefonate, a registrare il mio certificato di matrimonio.

Friday 26 December 2014

Quarta tappa: FIRENZE

la più bella del mondo

O forse dovrei dire Toscana. O asse tosco-ligure. Ma di fatto mi sono installata a Firenze e quindi per me la quarta tappa è stata Firenze.
Per me la quarta tappa è stata casa.
Sì lo so che non sono nata a Firenze e nemmeno ci ho fatto le scuole. Sì John, ti sento già puntualizzare che non sono di Firenze, cosa che ami fare ogni qual volta chiunque mi chieda da dove vengo. Dopo quasi 10 anni che me ne sono andata, me ne importa poco assai di dove sono nata e dove ho fatto le scuole: per me Firenze è davvero casa. È la città dove sono diventata adulta, dove, per la prima volta in vita mia, mi sono sentita completamente libera e che avevo scelto come città per la vita. A Firenze ho comprato la mia prima casa, investendo ogni centesimo di risparmio. A Firenze ho studiato per diventare la figura professionale che sono, ho cercato di restare a lavorare e di creare una famiglia (anche se la vita poi aveva per me altre idee). A Firenze ho la maggior parte delle persone che, senza ombra di dubbio, chiamo Amici (sì, proprio Amici con la A maiuscola).
E, come alcuni fiorentini D.O.C., born and bred, hanno convenuto, quando torno, torno a Firenze, quindi posso essere a buon diritto naturalizzata fiorentina.
A Firenze non ho la famiglia, che è al momento spersa fra Toscana e Liguria e che ho visitato spesso, o almeno per quanto le forze e i virus me lo hanno reso possibile.
Quest'anno a Firenze ho fatto quello che avrei fatto se non me ne fossi mai andata. Sono stata con i miei amici, quasi sempre, ed è stato bello constatare che i figli dei miei amici ora sono amici di mia figlia. Lei se li ricordava dallo scorso anno, li ha riscoperti e non se li dimenticherà. E, come me, li li ritroverà di nuovo la prossima volta, sempre li, nella città più bella del mondo. Il tempo a Firenze vola via sempre troppo veloce, fra una cena, un aperitivo, un pranzo e una bega da risolvere. Un mese è passato in un soffio e è stato tempo di partire per la meta successiva. Questa volta passerà assai prima che possa di nuovo camminare per le vie del centro e quindi dovrò accontentarmi di portarla con me, con l'aiuto di WhatsApp e dell'italiano della Bianca, costellato, finalmente, da a me mi piace, il mi' babbo e si va di qui e di lí. Mi aiuterà a ricordare che da lì provengo e lì per sempre tornerò, anche se non per sempre.
Ah, ho anche litigato con le istituzioni, ma questa vicenda verrà forse narrata in un post a se stante.