Monday 30 June 2014

On the road

After a few years, off we go, on the road, not sure where.
With a 3 years and a 2 months old, it's going to be lots of fun...
Honesty cannot wait!


Thursday 26 June 2014

Figli di expats


Ci penso da sempre, dal momento in cui mi sono state chiare due cose 1) che avremmo fatto figli e 2) che non saremmo tornati a casa. Ci penso ogni volta che la Bianca mi risponde in inglese, ma l'altro giorno quando l'ho sentita recitare il "Pledge of Allegiance", mi è suonata una campana nel cervello. 
Non avere figli italiani è sempre stato un concetto ostico da digerire, ma finché eravamo a Londra pensavo anche che sarebbero venuti su come '3rd culture kids' perché Londra è così multiculturale e variegata che ogni londinese e un po' un adulto di terza cultura. Pensavo che stavo offrendo loro l'opportunità di crescere in un esperimento sociale unico al mondo, in una città dalle mille risorse, esageratamente immensa ma anche a misura d'uomo una volta trovata la propria bolla. In una città in cui il diverso è la norma e dove bambini di tutti i colori si tengono per mano durante la gita scolastica. Pensavo che questi bambini, domani, sarebbero stati adulti migliori di noi.

Qui invece è diverso, o almeno mi sembra diverso. 

Per fortuna Houston è anche lei multiculturale per una città del sud degli USA. Per quello che ho potuto notare in questi pochi mesi, ha ben poco del cliché texano di bacchettoni in abiti della festa per andare a messa la domenica e cappelloni da cowboys. Ma più ci rifletto e più mi appare chiaro che i miei figli non saranno italiani, non interamente almeno. Saranno forse più tolleranti e larghi di vedute, ma saranno sempre figli di emigrati che un giorno diranno "i miei sono italiani, ma io sai sono nata/o e cresciuta/o qui e quindi mi sento americana/inglese/australiana".  Parleranno la lingua italiana, ma probabilmente non la sapranno scrivere e leggere bene. Non avranno mai la nausea di Dante e Manzoni, non mangeranno gelati in piazza in motorino d'estate e forse non sapranno chi erano i partigiani. Saranno americani, o inglesi, o australiani o chissà, con altri stili di vita e altri usanze che non mi appartengono. Gli anni della loro formazione non avranno niente a che vedere con i miei, non avrò idea di cosa staranno vivendo e perché, quali sono i loro imperativi e le loro mode. Un po' forse questo è vero per tutti perché c'è sempre lo scarto generazionale, ma non riesco a credere che crescere oggi in toscana sia molto dissimile da come sono un tempo cresciuta io. Non ho invece idea di come si cresca a Houston. Eppure fra non molto devo decidere dove mandare la Bianca a scuola. E allora si riderà perché gli anni della sua formazione inizieranno per davvero.
A questo punto la domanda è una: rassegnarsi o intervenire? 
C'è una via di mezzo? un compromesso? certo, devo accettare che loro non saranno italiani, ma posso cercare di farli almeno un po' sentire tali? e come? bastano un mese d'estate o le vacanze di natale? vale la pena di insistere perché facciano una parte delle scuole in Italia in modo da assorbirne un po' la cultura? o devo semplicemente rassegnarmi e lasciare che facciano la loro strada senza interferire con ben più anticipo di una mamma "normale"?

Thursday 19 June 2014

Ho preso la patente

di nuovo. Si dopo 22 anni di patente ho dovuto rifare esame teorico e pratico per avere la patente texana. Entrambi passati per il rotto della cuffia. Stamani poi quella stronza mi ha anche fatto un sacco di appunti su come dovrei o non dovrei guidare e non sapevo se ridere o piangere. Mi sarebbe venuto da dirle che avrei voluto vedere lei per le strade di Firenze (o peggio ancora Palermo) dove se lasci lo stesso spazio che ho lasciato io fra una macchina e l'altra ci si infilano 1 macchina 2 motorini e anche un'apetta. O per le strade di Londra dove tutti sono super educati e super rispettosi delle regole, ma dove le strade sono così strette che se tanto tanto incroci un autobus ci vuole la vasellina per scambiarsi e dove per giunta si guida dalla parte sbagliata.
Ho imparato a guidare con il mio babbo al Casoncello, su una strada sterrata che fa schifo, che nessuno si azzarda a fare se non ci è abituato o ha un 4x4 e dove è essenziale sapere usare il freno motore e prendere i dossi di sbieco. In 22 anni di patente ho guidato su mille strade italiane, francesi, svizzere, spagnole, portoghesi e inglesi. In montagna con la neve, in città affollate dove le corsie non si sa nemmeno cosa siano, su autostrade a 5 corsie e stradine buone per biciclette e cavalli. Ho guidato un macchina scassata nell'altopiano marocchino, un minivan che era anche la nostra casa per le sconfinate strade australiane dove il rischio più grosso, oltre a addormentarsi, era fare un frontale con un canguro, e per le strade del sud corea con il navigatore in coreano. Ho guidato parecchio anche qui in America, senza bisogno che lo stato del texas mi insegnasse a guidare. In California, Arizona, Nevada, per deserto e collina.
E quindi mi sono sentita un po' presa per il culo stamattina, con quella che mi diceva destra sinistra e parcheggia e fai retromarcia su quella stradona con la mia macchinona con il cambio automatico. E che quasi quasi mi bocciava perché secondo lei non guardavo gli specchietti con sufficiente enfasi.

Si un po' presa per il culo, ma con una bega in meno da sbrigare e un documento in più che mi identifica come una persona vera in questo strano paese in cui vivo.

Thursday 5 June 2014

Parole in libertà

OK questo che e' un progetto che ho in capo da un po', ma che non ho ancora iniziato, un po' per pigrizia, un po' per mancanza di tempo e un altro po' perché non sono un'opinionista. A me piace raccontare i fatti a mo' di cronica, magari in chiave ironico/sarcastica, ma raramente spargo giudizi e opinioni qui e li. Eppure voglio provare a vedere che ne viene fuori se mi metto, per divertimento, a fare review settimanali della mia ultima droga televisiva: Game of Thrones (Trono di spade, o simili, per gli amici italiani, che in effetti saranno gli unici a leggere questi potenziali post). Chi mi conosce sa che sono una tragica bimbaminkia mascherata da una mamma quarantenne e che adoro tutto cio' che e' surreale, soprannaturale e fantasy, specie se ci son di mezzo vampiri e cavalieri. Quindi ci provo e vediamo che succede.

Due cose.
Uno: siccome sono indietro 3 stagioni e 7 puntate, inizio dall'ottava della quarta stagione che ho appena visto e poi vedro' di completare l'opera seguendo magari la tempistica con cui le puntate escono in Italia doppiate (so che su Sky gia' le stanno mandando in lingua originale).
Due: per nessun motivo al mondo, pur scrivendo in italiano, mi pieghero' a tradurre i nomi. Non avrebbero dovuto farlo nemmeno i traduttori per conto mio. Chiunque conosce l'inglese abbastanza, al giorno d'oggi, da non necessitare che si traducano Winterfell in Grande Inverno o  Wildlings in Bruti. Via su...  Grande inverno pare piu' uscito da Alice nel paese delle meraviglie che da un libro di Martin.

Siccome questo e' un blog da mamma, ne ho creato un altro. Si chiama "Parole in libertà", che non significa che ognuno ha il diritto di dire la sua opinione, ma che spesso spara cazzate!

Detto cio', si dia il via alle danze.

See you @ Parole in libertà

Wednesday 4 June 2014

...And on the family side

yesterday B came home claiming she's a cowgirl. Here we are... my former little lady...

Turisti a casa

Son tre mesi che sono arrivata e ancora mi sento così precaria e spaesata che ho pensato di dare un taglio netto a questa sensazione e iniziare a essere proattiva.
Allora ho deciso per l'unico approccio che conosco: partire dalla Lonely Planet del Texas e vedere che cavolo offre questo torrida terra di nessuno.
Fare la turista a casa ho sempre trovato sia un ottimo modo per passare il tempo. Posseggo guide della Toscana e di Firenze, guide e mappe di Londra e non capisco come mai non abbia pensato prima a prendermene una anche di qui.
Gli ho dato una sbirciata mentre ero in libreria e mi pare che almeno offra qualche spunto su cosa fare in questa città che pare venuta su totalmente a caso. Tipo oggi mi sveglio e decido di costruire un grattacielo qui nel mezzo di questo spiazzo. Oppure decido di mettere una collezione di quadri di tuttissimo rispetto qui in questo capannone di laminato che pare il garage di casa mia. Mi chiedo cosa gli costava chiedere un progetto a uno studente qualunque di architettura. Di sicuro avrebbe fatto un lavoro migliore. Mica c'è bisogno di invitare Renzo Piano.
Nel weekend però siamo stati alla scoperta del downtown e siamo rimasti abbastanza piacevolmente colpiti dal tentativo urbanistico della zona. Non male, se tarato su Houston. Un po' deserto, ma con qualche posto dove sedersi e rinfrescarsi e larghi marciapiedi per far correre la sorella grande. Abbiamo anche scoperto che c'è un piccolo percorso ombreggiato lungo i canali, un acquario e che tu puoi casualmente imbattere in un concerto.