Thursday 31 August 2017

Harvey

La prima volta che ne ho sentito parlare è stato su un post di Facebook di uno dei babbi della Roberts (la nostra scuola elementare), che suonava semplicemente allarmista: "Non vi vorrei mettere ansia, ma sembra che ci sia un temporale tropicale proprio in tempo per il primo giorno di scuola". L'ho congedato con un'alzata di spalle.
Poi i discorsi hanno iniziato a farsi più seri, proprio il giovedí del nostro anniversario di matrimonio. Avevo preso anche il giorno libero per festeggiare le nozze di fiori. Il programma prevedeva yoga e colazione posh, poi un po' di relax prima di riprendere la B al campo estivo e andare insieme al meet the teacher. Dopo yoga sono iniziati a arrivare i messaggi sul comprare l'acqua, perchè non si sa mai. Sono frequenti da queste parti: Houston è piatta e soggetta a temporali tropicali con conseguenti allagamenti. Di solito, in queste occasioni, si compra una cassa di acqua, tante volte andasse via la luce o si guastassero i filtri dell'acqua potabile. Cosí, un po' scettici, io e John ci siamo fermati a qualche supermercato, ma l'acqua si stava esaurendo. Questo panico collettivo non era certo normale. Con qualche sforzo, abbiamo trovato le nostre casse di acqua, abbiamo fatto un po' di spesa di quella di emergenza (scatolette di fagioli e tonno, sopratutto) e siamo andati a meet the teacher. Intanto ci avevano già detto che il primo giorno di scuola sarebbe stato martedí, tanto per sicurezza.
Il venerdì a lavoro tutto era sottotono, c'era fretta di finire e andare via, perchè, si sa, se arriva la bufera le strade si allagano in quattro e quattr'otto, il vento soffia forte e guidare non è proprio il massimo. Alle tre ci hanno detto che potevamo andare, anzi che ci incoraggiavano a levarsi di torno. Le previsioni davano nuvolo, ma niente pioggia fino alle 6, quindi io e il mio collega abbiamo finito le nostre cose, spento tutti gli strumenti, fatto il backup di tutti i dati, e siamo con calma usciti verso le 4.30. Abitiamo entrambi a pochi minuti dal campus.
Poi è cominciata l'attesa.
A quel punto era chiaro che la situazione sarebbe stata da brutta a disastrosa, ma fuori era sereno e calmo, una serata come molte, in cui si, forse pioverà, ma nulla di più.
Ho messo a letto i bambini verso le 9 e qualcosa, come al solito, e sono rimasta nella loro stanza a guardare la TV sul computer con le cuffie, come faccio spesso, seguendo Harvey su Space City Weather. Verso mezzanotte, più o meno quando Harvey ha toccato terra a Corpus Christi, spazzandola via, da noi è arrivato il vento. Guardavo l'albero davanti alla camera dei bambini piegarsi in maniera preoccupante. Poi ha iniziato a piovere, poi ancora vento. Che dovevo fare? Mettere i bambini a dormire lontano dalle finestre? Portarli nel mio letto? Poi ho deciso di affidarmi agli esperti: verso le 2am mi sono fatta coraggio e sono andata a dormire, tanto Space City Center diceva che Houston sarebbe stata colpita il giorno dopo.
La mattina dopo, infatti, tutto sembrava normale. Le strade erano a posto, non pioveva nemmeno troppo, siamo andati anche a farsi un giro in macchina per ammazzare la noia. Le previsioni davano pioggia per le 6, e per quell'ora siamo stati certi di essere in casa.
E poi è iniziato, in maniera surreale, con un esplosione di fuochi di artificio, pioggia a catinelle un momento, e nulla un momento dopo, a seconda se venivamo o meno colpiti da uno dei bracci dell'uragano. Una nottata condita da tuoni fulmini e saette, poi calma surreale, poi tornado warning - durante i quali uno deve mettersi lontano dalle finestre e stare buono a aspettare - e via e via. Come la sera prima, ho guardato la strada riempirsi di acqua e il solito albero scuotersi sotto il vento e la pioggia e, verso le 3am, sopraffatta dalla stanchezza e l'impotenza, ho deciso che la Natura fa il suo corso e io poco ci potevo fare, che vivo in una town home di tre piani e che alla peggio mi si sarebbe allagato il primo piano e avrei dovuto buttare via un po' di scarpe. Non sarebbe stata una tragedia. I bambini russavano lieti, ho mandato il mondo a quel paese e sono andata a letto.
La mattina dopo, domenica,  Houston era stata trasformata in una serie di atolli. Noi eravamo completamente isolati, ma con la casa asciutta, con acqua, elettricità e wi-fi. E sono iniziati i messaggi: state tutti bene? avete acqua in casa? possiamo aiutarvi in qualche modo? Poi i messaggi di amici e parenti lontani, che hanno iniziato a ricevere le notizie dai loro telegiornali: ma stanno esagerando? come va li? siete davvero messi cosiì male? beh... sì!


Poi è iniziata la lunga attesa. Durante un'uragano di 4 grado, che però tocca terra a 3h di macchina da casa tua, l'unica cosa sensata da fare è stare al riparo e avere pazienza. Allora abbiamo cercato di avere pazienza e non è stato facile. Abbiamo ammazzato la cabin fever, che è l'ansia che ti prendere a stare intrappolato per troppo tempo in casa, facendo cose tipo cucinare, guardare film, riordinare cose, costruire lego. Nelle pause dalla pioggia siamo usciti a ammirare le pozze: c'era chi andava in canotto, chi faceva finta di pescarci dentro, chi, come i miei figli, che non avevano il permesso di entrare in acqua se non coi piedi e sul marciapiede, cercava vermi e altre amenità varie.
Io, da parte mia, mi sento di dover ringraziare i social media per non aver mantenuto la sanità mentale, gli amici per avermi fatto passare un po' di tempo con le chiacchiere e HBO per Game of Thrones.
Lunedì è passato alla stessa maniera, con la sola differenza che almeno le nostre strade erano agibili. I negozi però sono rimasti per lo più chiusi. Intanto sono iniziate a arrivare le notizie dei danni alle proprietà altrui e con loro il senso di impotenza di non poter aiutare, perchè bloccati in casa.
Martedí ci siamo dati all'azione, continuava a piovere, ma almeno la nostra zona era decisamente agibile. Allora è partito il tam-tam dei soccorsi: cose da donare agli innumerevoli centri di accoglienza, famiglie del vicinato da aiutare nel salvare il salvabile dalle case allagate, bambini altrui da guardare e nutrire. Alla fine della giornata era chiaro che Houston aveva stretto la sua popolazione in un grandissimo, calorossissimo abbraccio. E, sulla sera, è uscito il primo raggio di sole.
Oggi mercoledí ci siamo svegliati sotto il solito, meraviglioso, cielo blu dei tropici. Non mi è mai sembrato cosí bello. Allora siamo usciti fuori con l'intenzione di non mettere il naso in casa per tutto il giorno e cosí è stato. Playground, bicicletta, yoga e a cena da amici. John e io stiamo cercando di aiutare come possiamo i vicini - innumerevoli lavatrici di roba allagata da fare per me, innumerevoli mobili da spostare a case altrui per John. Questo sarà il nostro compito per i prossimi giorni. Insieme al godersi il sole. Intanto, sui social, si dice che i centri di accoglienza NON accettano più donazioni nè volontari. In 48h Houston ha troppa gente che vuole aiutare e deve dire di no.
Abbiamo passato anche questa, con minimi danni... noi. Quando l'acqua si sarà completamente ritirata, e il danno completamente valutato, Houston si rimboccherà le maniche, ma, senza false iperboli, ci metterà anni a riprendersi. Come al solito mi colpisce vedere come la comunità si è unita e si sta aiutando al meglio, che sia attraverso gruppi di babysitteraggio, gruppo di lavandaie o gruppi di manovalanza, insieme, sotto la bandiera strappata. Quella stessa bandiera che ho per anni tanto sfottuto, e che invece è il simbolo stesso del vivere comune.
Houston ha mandato l'uomo nello spazio, non si fa certo piegare da un po' d'acqua. E. forse, riuscirà anche a perdonare i tacchi a spillo di Melania in visita a Corpus Christi, outfit perfetto per stringere la mano a chi ha perso tutto.
Ah, mille grazie Coldplay!



p.s.
Ho decido di descrivere Harvey attraverso i miei occhi.
Per chi è interessato ai motivi per cui le cose sono andate come sono andate e sono state prese le decisioni che sono state prese, questo post, scritto da tale Cort McMurray, è eccellente.

Things non-Houstonians need to understand:
1. The streets and many of the public parks here are designed to flood. We sit just 35 feet above sea level, and most of the city is as flat as a pool table. We average about 50 inches of rain a year. The streets and parks serve as temporary retention ponds, accommodating slow, steady drainage through our bayous.
2. We average about 50 inches of rain a year, but in the last 48 hours, many areas of greater Houston received 25 to 30 inches of rain. That's six to nine month's worth of rain, in two days. The drainage system, which works well in normal conditions, was overwhelmed. Officials are calling this an "800 year flood": that means there was a one in 800 chance of its occurrence. Even with advance notice, there was little means of preparing for this.
3. It is impossible to evacuate a city the size of Houston. Harris County is 1700+ square miles, with a population of 6.5 million people. How do you evacuate 6.5 million people? During the hours leading to Hurricane Rita's landfall, tens of thousands of Houstonians attempted evacuation. The traffic jams lasted for days. One hundred people died. So far, six Houstonians have died in Hurricane Harvey, all of them (as far as I have heard) drowned in their automobiles. For more than a decade, the local mantra has been "shelter in place and hunker down." That's hard, but it's the right approach.
4. Some outsiders are treating this disaster with schadenfreude: Texans helped elect an anti-big government president, and now we're going to need big government help. Houston is the bluest spot in Texas, and voted Clinton in 2016. Suggesting this is karmic payback for backing Trump is as inaccurate (and offensive) as Pat Robertson's suggestion that Hurricane Katrina was God smiting sinners. We really aren't thinking Red or Blue right now. We are taking a royal beating, all of us. Disasters don't care about ideology.
5. You are going to feel this. Gas prices are going to skyrocket. Oil refined products, everything from PVC pipe to dry cleaning fluid, will rise in price. The stock market will take a hit. New Orleans is a fantastic city, but it's not a major economic force. Houston is the center of the nation's energy industry. It's home to dozens of Fortune 500 companies. And 85% of it is under water. It may be this way for weeks. The aftermath of Katrina captured the world's attention. The aftermath of Harvey is going to grab you by the lapels, and shake you 'til you're cross eyed."

Friday 4 August 2017

Report di inizio agosto.


Si stanno concludendo le mie settimane sabbatiche, quelle in cui io sono a lavorare e loro sono in Sicilia al mare. Quest'anno è andata un po' diversa, nel bene e nel mare, perchè li ho accompagnati io in Italia e siamo stati tutti insieme in Liguria con zii e cugini. Poi loro sono andati a Sud ed io in Toscana per lavorare un paio di giorni prima di tornare Houston. Questo mi ha un po' rovinato l'idillio della solitudine texana, perchè in Liguria ci stavo proprio bene a sfondarmi di pesce fresco sulla spiaggia tutto il giorno.
È interessante come il trend di quello che faccio e come mi sento in questi giorni da sola stia cambiando. Il primo anno quasi non uscii di casa, non cucinai, non lavai, non feci assolutamente nulla a parte andare a lavoro e guardare How I Met Your Mother. L'anno scorso mi detti un tono, andai tutti i giorni o quasi a yoga, uscii a cena alcune volte, andai a giro per mostre e musei e, soprattutto, preparai nel dettaglio le nostre ferie familiari (Colorado) e la festa di compleanno della Bianca. Quest'anno invece non ho nulla da organizzare, le ferie son finite e questi giorni hanno il sapore di fine estate, bagnati di quiete e routine: vado a yoga quasi tutti i giorni, sono stata a teatro (la 12ma notte) e al mare (Galveston), a cena fuori un paio di volte, ho bracato un po' in piscina. Domani probabilmente andrò a cinema da sola (Spiderman - Homecoming), come non faccio dal 2011, in quello che fu il mio primo giorno di maternità (Harry Potter 7 - come al solito vado a godermi film d'essai). Ho fatto anche un po' di shopping svogliato (VS), stampato delle foto per rinnovare le cornici, riassettato la casa. Domani darò una lavata ai tappetini del bagno. Sono stata bene, come sempre quando sono da sola per un periodo limitato, ma con quel retrogusto amaro dell'emigrante nostalgico che guarda il sole tramontare in direzione del paese natio. Erano quattro anni che non andavo in Italia d'estate. L'Italia d'estate, con i dollaroni in tasca e gli amici sotto l'ombrellone, è il paese più bello del mondo.
Loro tornano a metà della prossima settimana, ci saranno 15 giorni di traccheggio e poi ricomincia la scuola. Non sono pronta. Non all'inverno, che come è noto non arriva fino a gennaio, ma alla sveglia presto, i lunch box e il mantra del "vai giù e mettiti le scarpe". Ma sopratutto non sono pronta a affrontare settembre, con il suo carico di tristezza e con il mio compleanno, che da qualche anno a questa parte, mi fa sentire come se stessi per scadere. Tornando alle frivolezze, mi preme elencare i tormentoni di queste settimane sabbatiche: Game of Thrones - ovvio -, Ed Sheeran, il ritrovato commissario Montalbano, lo stock market, i 101 modi in cui Trump verrà fatto fuori - in questo sono spettatrice delle speculazioni dei miei colleghi all'ora di pranzo -. Ah, e poi ho piani espansionistici bellicosi top-secret che magari mi tirano su il morale autunnale. Ora mi rimetto a guardare twin peak S3, che è così action-packed che ti fa venir voglia di guardarlo mentre fai altre tre cose nel mentre, incluso guardarti contemporaneamente una puntata di qualcos'altro in cui qualcosa succede. xx