Thursday 28 August 2014

Pubblicità

Dopo 9 anni di blogging ho trovato il coraggio di auto promuovermi su Facebook.
Da oggi potrete trovare i link ai post di questo blog, di Parole in Libertà e dei post che scrivo per blog altrui sulla pagina di Pitú DiceLaSua.
Perché l'ho fatto: perché se uno scrive, lo fa perché qualcuno legga, sennò scriverebbe il diario segreto con il lucchetto. Facebook è una piattaforma come un'altra e mi va più che bene, se fa si che i miei post raggiungano qualche interessato in più.
Perché non l'ho fatto prima: perché mi è sempre parso (e mi pare tuttora) di peccare di delirio di protagonismo, che è abbastanza fuori dal mio personaggio. Ma alla soglia dei 40 anni ho pensato che sono anche sonori 'sticazzi e tanto su Facebook gira talmente tanta merda che le mie new feed possono tranquillamente passare inosservate.
Perciò se qualcuno passa di qui e non è amico mio nella vita vera ma è interessato a quello che scrivo qua e là, clicchi Like e siamo tutti felici e contenti.

Wednesday 27 August 2014

Apology

I feel I owe my not-italian readers an apology. All of the sudden I stopped writing in English and reverted to Italian and I'm sorry, because I know that some of you will not come here anymore.
I did it because I need to write. A lot. I need to put on paper emotions and random thoughts and various bullshits and sometimes English clips my wings.  English is not my mother tongue and yes, I'm fluent, but still it's not my language.
This blog was born as a bereavement blog. It was opened because I needed a place where I could feel comfortable to write how desperate I was. I wrote in English because I was grieving in England and I was sharing those awful moments with English mums.
My first blog was called 'Random stories' and it was in Italian. Since Jacopo died, my stories had not been random anymore so I closed that blog and opened this. Now, after four years, my stories are more random again and I'm not very comfortable in such a serious place. I need to be light and share unimportant things. I'm not what I was four years ago, but the new me is trying hard to put the last pieces together. Moreover, I need to reaffirm my roots, to remember where I come from in order to be able to teach it to my children. Maybe this starts with me being again able to fully express myself in Italian.
So, again, I'm sorry. I hope you'll keep coming here from time to time to see what's going on.

Tuesday 26 August 2014

Nozze di carta

Louboutin rinnovate per occasione
Ebbene si, abbiamo sfangato il primo anno di matrimonio.
E per premiarsi siamo andati a cena fuori, solo io e lui, e poi anche a bere in una vinoteca.
Rivestiti e rileccati.
Per fare ciò abbiamo affidato la prole, una teglia di pasta al forno e un biberon di latte espresso alla babysitter. Durante la produzione del suddetto biberon, la Bianca ha preteso anche lei di bere del latte (di mucca) da un biberon da infante di quelli da 125mL e con un solo buchino. E a quanto pare ne ha chiesto uno anche alla babysitter, catalogando i suoi genitori come psicopatici. Per la cronaca col cavolo che Fabio ha voluto il latte espresso, pero' è stato lo stesso buono tutta la sera, probabilmente grazie al fatto che era con la sorella. Li abbiamo trovati al nostro ritorno tutti e due svegli come grilli e anche un po' molesti.

Alcune note e commenti:

  • capisci che sei disabituato a uscire quando ti vergogni a entrare in un locale popolato da gente normale e non famiglie con mamme scarmigliate e bambini urlanti
  • capisci che invecchi quando ti fai lo scrupolo di sembrare una tardona cicciona coi tacchi, in mezzo a stratope tra i venti e trenta anni.
  • ti deprimi a non avere nessun vestito decente che ti stia, a parte uno, comprato in periodo di allattamento selvaggio della Bianca per un matrimonio e te lo metti anche se sembri una salamella, ma necessità virtù.
  • capisci che essere in libera uscita costa un fottío di babysitter.


Nonostante le sopracitate prese di coscienza, la manfrina è da ripetere da qui in avanti almeno una volta al mese. O anche due.
Si lo so, non sono una mamma mammona, non sono una brava mamma, non sono forse nemmeno una mamma, non mi hanno caricato il senso di colpa, ma ogni tanto sento il bisogno di andare in ferie dei figli (e in verità anche dal marito).
Mors tua vita mea.

Sunday 17 August 2014

La festa è finita

Non mi piace organizzare feste. Ho sempre paura che vengano male o che nessuno partecipi o che la gente stia a disagio.
È tutta stupida ansia da prestazione, perché poi quando sono io a andare alle feste altrui, mica sto li a giudicare se c'erano abbastanza dolci o se c'era o no il mago. Vado e faccio due chiacchiere con gli altri genitori, mentre i bambini giocano.
Nonostante la mia riluttanza abbiamo però deciso si festeggiare il compleanno della B in casa nostra e di accantonare l'idea del BBQ, che con questo clima, fuori a arrostire carne era un'azione suicida. D'altra parte non ci piaceva nemmeno il compleanno standard americano in un play ground o palestrina dove hai un'ora e mezzo di tempo e rizzati e una scaletta nemmeno una caserma: 45 min giochi, 23 min pizza, 18 min torta e poi tutti a casa. In pratica una corsa da una cosa a quella dopo, che per davvero non fa parte del mio essere, anche se ha l'indubbio vantaggio di essere a stress 0. Ma noi crediamo che questi bambini vadano lasciati liberi  di giocare indipendentemente, mentre i genitori hanno un minimo di tempo per scambiare due parole e conoscersi mentre si bevono una birra, ovviamente non ammessa a palestrine a stress 0
di cui sopra. 
Alla fine, dopo due giorni passati a cucinare pizza, pasta al forno, tortillas, muffins e dolce al cioccolato, le cose sono andate bene direi. A parte gli avanzi. Non c'era nessun gioco organizzato, solo john che si è messo a costruire spade, fiori e animali con in palloncini, ma i bambini hanno giocato bene lo stesso fino a sera. Non hanno mangiato quasi nulla a parte i dolci, ma questo era scontato. 
Sono contenta che la B adesso sia capace di giocare in maniera più strutturata con gli amici senza scannarsi per i giocattoli. Sono scontenta che ancora non onori le mie fatiche di cuoca, infervorata dal sacro fuoco del cibo-sano-niente-patatine. 

Un anno dopo l'altro vincerò anche riluttanza e ansia da prestazione e mi continuerò a trasformare in una mamma vera.  



Wednesday 13 August 2014

Tre

A te, che tre anni fa sei arrivata sana e salva su questa terra e ci hai convinto che alla fine questa terra non era un brutto posto dove stare. Che in tre anni hai preso piu' aerei di quanti molti abbiano mai preso nella loro vita intera e che quando usciamo di casa chiedi se andiamo a casa rossa (Londra), Palemmo, da zia Franci o casa Texas. Che parli una lingua degna di un'italo-americano doc e sei fissata con le trecce, le principesse e i gioielli, ma poi i cartoni delle principesse non li vuoi mai vedere. Che comunichi al mondo di essere Elsa di Frozen e io non mi capacito che tu sia figlia mia, dato che io non ho mai avuto una bambola e avevo come mito infantile Jeeg Robot e Judo Boy. Che sei riflessiva, introspettiva e silenziosa ma anche esuberante, molesta e chiassosa. Che come dice tuo padre, non hai gusti, ma emozioni e che piangi per fare qualsiasi cosa nuova, che poi vorresti continuare a fare all'infinito una volta che hai provato. A te che nell'ultimo anno sei stata sballottata dal gelo albionico al bollore texano, che hai visto sparire tutte le tue cose in immensi scatoloni e ti sei accontentata di una borsina con quattro cavolate, tre librini e qualche colore e te li sei fatti bastare per settimane, a insegnarci che le cose non servono a nulla, ma quello che serve e' la fantasia. A te che hai espresso tutta la tua rabbia per il babbo che era via in un urlo muto e hai fatto lo sciopero della fame per due mesi facendomi diventare matta. Che mi hai insegnato a capire i tuoi bisogni profondi e mi hai mostrato che se un bambino non è come lo vorrebbe un genitore a volte va bene lo stesso e che se si comporta male spesso c'è un motivo validissimo.
A te, che oggi compi tre anni, che sono tre mesi che chiedi se è il tuo compleanno e ti canti happy birthday da sola spengendo invisibili candele su invisibili torte.
A te, che oggi ne spengerai tre vere su una torta cosí vera che so già che ti divorerai, schifando il resto della cena.
A te, Tanti Auguri.
E grazie di essere arrivata proprio nel momento in cui c'era più bisogno di te.

Monday 11 August 2014

Il pane quotidiano

Da qualche giorno mi sono messa in testa di preparare il pane in casa. Il motivo è stato di pura sussistenza.
Perché va bene la baguette che non era certo come a Parigi, ma si poteva sempre mangiare (purché non si aspettasse il giorno dopo); va bene adattarsi ai toast inglesi grandi come lenzuola che pero' tostati non erano poi così terribili e va anche bene sperimentare con pani esotici e esoterici con semi, frutta secca e bacche varie. Finché c'era il Morrisons sotto casa, a Londra, il pane non era un gran problema. Ma qui in US non ci si salva dallo zucchero. È ovunque, infestante, nascosto e subdolo, con l'unico scopo di aumentare inesorabilmente il BMI* della popolazione. E il pane dolciastro non si puó proprio mangiare, sorry America, God bless you always! L'unico pane commestibile, quasi introvabile, costa più di una bistecca di maiale e viene venduto in supermercati super-alternativo-ecosostenibili-nature che a tratti mi fanno un po' tappare la vena.

E allora sai che? Me lo faccio da sola.

Da quando ho il mio pane, ho riscoperto sapori dimenticati dai troppi anni di abbrutimento alimentare di stampo anglosassone. Tipo pane olio e aceto. Pane e pomodoro. La bruschetta. Mi sono tornate in mente ricette ataviche, tipo pane, stracchino e salsiccia in forno, onnipresente ad ogni festa del liceo a cui abbia mai partecipato. O la pappa al pomodoro che, come scoprimmo io e la mia amica M oramai troppi anni fa, viene bene solo col pane bono e non con troiai tipo panini e affini.

Il mio pane ha anche portato con sè le seguenti riflessioni, che magari un giorno approfondirò:

  • se uno è in territorio nemico e non riesce a adattarsi, o torna a casa o si porta casa in territorio nemico. 
  • se qualcosa non la si trova belle fatta, molto probabilmente uno se la può sempre fare.
  • si può tollerare che i figli non parlino italiano, ma non che non li piaccia la schiacciata. E poi, ripensandoci, l'identità si costruisce a tavola. 

*BMI: Body Mass Index = Indice di quanto grasso sei.



Wednesday 6 August 2014

Una giornata come un'altra

che poi senno' fra qualche anno ci se ne scorda. Quando daddyjohn non c'e'.

ora imprecisata prima delle 8: B si svelta e tenta di svegliarmi a schiaffi, io continuo a non essere in grado di intendere e di volere, F nemmeno.

8.30: a fatica apro gli occhi e mi accorgo che B ha impunemente aperto il computer e si e' messa a vedere video su youtube a ripetizione senza l'aiuto o il permesso di nessuno. F incurante di tutto, dorme.

8.30-9 : colazione con annesso litigio all'ultimo sangue per il combo spengere video/fare pipi/vestirsi ('hai fatto mille storie per il video ora ti vesti come dico io')/mettersi scarpe/uscire di casa.

9.30: smollamento della B a scuola con annessi pianti e disperazioni che durano sempre in media 2 min.

9.30-12.30: caffe, lavatrice,  allattamento, cambio di pannolino, chiamata skype, letto blogs, scritto qualcosa, cazzeggiato.

12.30 pranzo a base di risotto riscaldato

13.00 fatto muffin alla banana di prova per il compleanno della B la prossima settimana

13.30-16.00: non lo so dove le ore sono scomparse ma mi pare di aver allattato, cambiato pannolino, messo a dormire F e letto cose, lavato altre cose, ripiegato, steso, parlato con la vicina, preso un altro cappuccino (sia beatificata la macchinetta nella common room), fatto plank e poi non so.

16.34 (adesso): diluvio universale passeggero, preparazione psicologica per il recupero della primogenita.

latente senso di colpa per non aver fatto una mazza tutto il giorno, che significa non essere uscita di casa, stata in piscina, creato sculture, fatto spese, visitato mostre, fatto opere di bene, contribuito al benessere dell'umanita', guadagnato soldi, fatto sport (a parte i 45 secondi di plank), cucinato manicaretti (a parte i muffins), preparato playdoh artigianale, pulito tutta la casa a specchio, ecc. vediamo come si conclude la giornata. Perche' tutte le cose importantissime mi vengono in mente quando non  le posso fare?

(....)

17.00 ripresa B all'asilo, per fortuna di umore decente.
17.40 tutti e 3 in piscina per riprendersi dalla caldana patita nei 4 minuti di macchina da scuola a casa. tuffi, splish splash, risate e sollazzi.
18.20-21.30 temporale, fuori dalla piscina, asciugatura prima del gelo da A/C, preparazione cena, cena, varie ripetizioni di 'stai seduta', 'non tirare F', 'finisci il pesce', 'prendi il muffin solo se stai seduta composta e non importuni tuo fratello', 'no, niente video finche non torna tu pa, dopo ieri sera e stamattina', cacca/bagni/letto con annessa lettura di due libri, allattamento, vari 'testa giu' e dormire' e racconto della storia di Frozen un po' riassunta e rivisitata dalla sottoscritta.

22.23 (ora) SILENZIO.

Deus gratias. Adesso non c'e' null'altro da fare se non cazzeggiare, meglio se con qualche lecconeria vicina (peanut butter/gelato/biscotti/succo), senza interruzioni, senza senso di colpa da 'sto buttando via la mia vita' e senza fine. E questo mi frega, questo senza fine. Perche' e' questo che fara' si che faccia irrimediabilmente troppo tardi e domattina si riparta dal punto 1, con me incapace di intendere e di volere e una giornata davanti. Da sola. Fino a sabato sera.


Monday 4 August 2014

Riflessioni su una vita casalinga

Questi sono tempi strani per me che sono un'inquieta figlioletta. Da quando stiamo qua a Houston, con la B a scuola tutto il giorno, J a lavoro e spesso fuori città e prima la pancia e adesso un bambolotto di 3 mesi che si fa gli affari suoi, mi ritrovo "parecchio" tempo a disposizione. È principalmente per questo che ho ricominciato a scrivere qui sul blog, che ho aperto "Parole in libertà" e che mi son messa a copincollare i post di Storie a Caso. Perchè per la prima volta da un sacco di tempo ho perlappunto un po' di tempo.

Durante la maternita' di B non ho scritto quasi nulla per due motivi ben precisi: 1) mi sembrava di mancare di rispetto a Jacopo, 2) ero presa da forum fatti di allattamento, pannolini lavabili e baby lead weaning in questo preciso ordine. Tutti inglesi. Scrivevo anche il blog in inglese, pur scrivendo male.

Durante questa maternita'/periodo di pausa invece non ho nessuna voglia di parlare dei pro e contro della puppa di mamma né tantomeno di evangelizzare nessuno, ho già parecchi pannolini che sto usando regolarmente con il valore aggiunto che qui asciugano in 3 ore invece che 3 giorni, non ho ancora iniziato a svezzare F ma sto cercando di fare il pane toscano in casa, perche' non intendo mettergli in mano (rigorosamente in forma di finger food) questo schifoso pane dolciastro come primo alimento. In poche parole, la fase di accudimento a 360 gradi e' scivolata via dalla mia persona, pur godendomi ogni istante di questo nuovo bambolotto che da salametto inerme si sta trasformando in un iperattivo ridanciano piacione. Io e lui abbiamo meno tempo a tu per tu, ma siamo comunque parecchio innamorati l'uno dell'altro.

Durante questa maternità ripenso a quella precedente e mi dispiaccio di non aver fermato su carta i pensieri di allora, che sono invece sparsi qui e li fra commenti di forum, social network e chi più ne ha più ne metta.
Durante questa maternità, che è anche un periodo di pausa, penso anche a un sacco di altre cose, sopratutto alla mia carriera, che da un punto di vista di titoli non è forse stata un granché, ma che mi ha impegnato a tempo pieno per parecchi anni e di cui tutto sommato sono abbastanza soddisfatta. Penso che non avrei mai pensato di venire a vivere in Texas, ma che infondo non è poi cosí male, a parte il pane dolciastro. Mi sento una cattiva madre perchè mando la B a scuola quando potrei accudirla io, perchè non ho idee favolose per intrattenere una treenne, perchè non sono brava a fare bricoladge e torte in casa e perchè organizzare la sua festa di compleanno mi da' più pensiero che piacere. Poi penso al mio marito per caso J e a tutti i progetti che abbiamo fatto e disfatto, gli abissi di nero melmoso da cui siamo risaliti, i paesi che abbiamo visitato, in cui abbiamo vissuto e in cui pensiamo che potremmo andare a vivere. E penso che su di lui non ho mai scritto nemmeno una parola. Nemmeno una parola sul nostro matrimonio per caso, sul nostro quotidiano, sui nostri progetti, sui nostri litigi all'ordine del giorno. Penso alla mia famiglia al di la' del mare, al mio nipotino di cui non ho potuto festeggiare il primo compleanno, alla mia sorellina che da sola laggiu' si fa carico della nostra zia vecchietta e non-più-granché-ne-su-cenci. Penso agli amici lontani, sparpagliati ai quattro venti, a quello che sento ogni giorno e con cui condivido challenge improbabili, quelli che mi mandano sms con grandi novitá, quelli di cui seguo la vita attraverso un post o una foto su un social network e quelli impalpabili che non scrivono/messaggiano/sono su facebook.
Insomma nella mia testa ci sono parecchi pensieri disconnessi che, forse a causa della prolattina, ogni tanto mi danno il mal di testa, altre mi fanno compagnia in queste giornate solitarie calde e umidicce, altre ancora mi scivolano via come l'acqua.

Potrei continuare con questo flusso di pensieri, ma il mio "tempo" è finito, F addormentato va messo in macchina perchè la B esce da scuola. E si è anche messo a piovere, quindi devo tornare dentro i pannolini, messi a asciugare sullo stendino, cosa che farebbe infuriare J.

Quiete

Dopo un mese di vacanze zingare con due bambini assai rumorosi al seguito 24/7, i bagni, i pasti qui e li, le chiacchiere, le discussioni e le risate, oggi per la prima volta sono a casa sola e c'e' silenzio. J e' a Seattle per una delle tante conferenze che durano una settimana, la B e' a scuola e F dorme.
Il silenzio e' una grande invenzione, spesso sottovalutato, a volte scomodo, di sicuro raramente a disposizione. A me il silenzio piace parecchio.

Sunday 3 August 2014

Da grande vuole fare la scrittrice

Dopo quasi quattro anni che il mio vecchio blog Storie a Caso ha chiuso i battenti, ho deciso che ne faro' un libro. Un libro vero, di carta e con la copertina morbida, con anche magari una prefazione e la biografia.
In solo una o due copie, per me stessa, per mettere nero su bianco i cinque anni precedenti all'uragano e per la coppia di malandrini che brulica per casa, perché se io adesso potessi avere un libro con un pezzo di vita della mia mamma sarei la persona più felice dell'universo creato.

ps: se qualcuno è interessato a fare il correttore di bozze improvvisato è il benvenuto. è un agile file word di una settantina di pagine.