Thursday 10 November 2016

Make America Likable Again

questa mi era piaciuta di piu'
Ieri ho preso la giornata libera e non ho letto o scritto nulla. Ho solo versato un paio di lacrime ascoltando il concession speech di Hillary. Io non ho votato, come al solito - fatto che sta diventando abbastanza frustrante - ma ho vissuto queste elezioni 2016 in primissima persona, a lavoro, alle scuole dei miei figli, fra gli amici aventi diritto al voto e non.
Ieri mattina l'atmosfera era surreale, gente con gli occhi cerchiati di nero dalla notte insonne, che scuoteva il capo e diceva: "mi dispiace". Messaggi su messaggi sui miei social e sulle mie messaggerie da parte di amici, conoscenti, gente a caso che voleva sinceramente sapere e capire, dare opinioni, o piu' semplicemente sparare a zero. Ho cercato di tenermi lontana dal qualunquismo di certi discorsi  ("che cosa ti aspetti dagli Americani"), ho condiviso pacamente la mia opinione, ma sono rimasta molto piu' infastidita del dovuto dal sarcasmo. 20 anni di Berlusconi mi hanno tolto la voglia di giustificare perche' un soggetto del genere possa anche solo pensare di essere candidato. Ed e' per questo che ve lo faccio spiegare da qualcun altro: 
ecco perche' Trump ha vinto le elezioni del 2016, leggetelo qui (articolo).
Spot on. 
C'e' solo da aggiungere che, nonostante a me lei piaccia assai e penso avrebbe dato un calcio a questo paese nella giusta direzione, soprattutto per la popolazione femminile, Hillary Clinton rappresenta la vecchia politica e questo alle "elite" dell'articolo linkato (lo avete letto vero?) non piace.
Un paio di punti e poi dico quello che mi preme dire.
Trump non e' un dittatore, per ora, e' un presidente di un paese democratico. Il che significa che non si puo' alzare una mattina girato di coglioni perche' il materasso del letto della Casa Bianca ha fatto venire il mal di capo a Melania e cancellare l'Obamacare, dichiarare guerra alla Cina o rimpatriare gli Italiani perche' sono sudici e dicono parolacce (true story). Inoltre, da buffone quaquaraqua quale sembra essere, prendera' toni molto piu' moderati su svariti punti. Perche' a chiacchierare siamo tutti buoni, poi c'e' da governare. 
Per il momento, quindi, cerchiamo di non indulgere in inutili allarmismi, o, almeno, non aspettateli da me. Non avrete nemmeno parole di odio, sgomento e rabbia, perche' ho esaurito le mie risorse di fede nel buonsenso con martedi' notte. Ce ne erano rimaste poche, del resto, dopo il Brexit e i fatti di politica Italiana (family day in primis). 
Martedi' ero anche sola in casa, marito in New Jersey, bambini a letto, bottiglia di vino, dito fremente che cliccava in maniera ossessiva compulsiva gli aggiornamenti. Una serata molto triste. Ma fra tutti gli "o mamma" "che disastro" "vado in Canada" "'cazzo fai America?" ho avuto modo di riflettere su un po' di cose. 
1) I Trump supporter vivono una realta' che a me e' ignota. Chi e' questa gente? Cosa pensa?  Io, e la classe politica di "sinistra", i democratici e liberali, non ne abbiamo idea. Noi, elite di persone che vive nelle aree urbane, che ha come minimo una laurea, che e' abituata a elaborare pensieri indipendenti, a questionare, a fare polemica, non abbiamo fatto, evidentemente, lo sforzo di capire quella realta'. L'abbiamo semplicemente bollata come composta da una massa di caproni. Come quelli che hanno votato "brexit" in UK, o che inneggia ai Family day. E abbiamo perso. Perche' quella massa e' bella larga.
2) La legittimazione di odio, razzismo, sessismo, omofobia e generale isolazionismo e' il vero dato allarmante di queste elezioni. Ma c'era lo stesso, anche se Hillary avesse vinto ed e' un fenomeno che va, purtroppo, al di la' dei confini degli Stati Uniti. E non e' certo nuovo, perche' in tempi bui, ci si chiede la porta di casa alle spalle, con chiave e chiavistello. 
3) Io non ho votato, insieme a una percentuale altissima di legal US residents che pero' non prende la cittadinanza per i motivi piu' svariti - non ultimo il sistema di tasse. Io, come la maggior parte dei sopracitati, facciamo parte dell'elite di cui sopra, quella che snobba i caproni trumpiani ed e' strutturalmente democratica. Forse e' il caso di mettersi doppia mano sulla coscienza, non lamentarsi e agire. Ed e' per questo che, penso, appena possibile, prendero' la cittadinanza americana cosi che alla prossima elezione, votero'. Ah, e mi evitero' le file alla dogana.
Voglio chiudere questo post, qualunquista, di cui nessuno sentiva il bisogno, con una nota positiva.
Il mio Facebook e' composto in maniera smisurata da amici inglesi e italiani (viventi ovunque) e solo recentemente sono iniziati ad apparire amici americani veri, quelli che hanno diritto al voto, per intendersi. I loro post, all'indomani della cocente delusione della perdita di Hillary, che nessuno - in tutta coscienza -si aspettava, hanno srotolato davanti ai miei occhi la profonda differenza fra noi e loro; fra chi, come me, e' cresciuto a pane e assistenzialismo e chi a fried-chicken e capitalismo . Dopo le lacrime di rigore e i commenti, sempre molto intelligenti e pacati - l'elite di sopra, remember? - , la maggior parte ha iniziato a postare link di organizzazioni no-profit da finanziare (climate-change in primis, ma anche gun control e sostegno alle minoranze). Perche' se il governo non ci pensa - e non ci pensera' - ci si pensa da noi. Out of pocket. Perche' noi abbiamo potere di intervento sulla realta' che ci circonda, senza aspettare che qualcun altro ci pensi per noi. 
Perche' alla fine siamo 'stronger together', slogan democratico di queste elezioni, candela a cui appigliarsi se il buio del tunnel dovessere diventare pesto assai, sentimento suggellato negli abbracci di ieri mattina alle 8 nemmeno davanti alla scuola elementare pubblica di Houston, Texas, USA.