Wednesday, 22 August 2018
Dal fronte occidentale
Un'altra estate, un'altra festa di compleanno della Bianca, la 7ma per l'esattezza, in piscina, con i suoi migliori amici. Una grossa sfaticata per cuocere la pizza e preparare tutto, ma un gran successo - nella scala di una festicciola di compleanno, ovviamente.
Un po' di amici di vecchia data, riuniti intorno a un bel po' di lattine di birra, a parlare di maestre, logistiche, traslochi e piani futuri.
Un'altra ultima settimana di vacanza prima del primo giorno di scuola (con entrata alle 7.30 am).
Una serie di persone nuove conosciute tramite la mia nuova squadra di bici, che, oltretutto, e' di una brewery locale. Bici e birra a gogo', non posso chiedere di meglio.
Un'altra corsa devoluta a una causa ambientale - le mie favorite - a cui potro' partecipare grazie al supporto dei amici lontani che, evidentemente, ogni tanto mi pensano.
Quattro biglietti vinti, ed io non vinco mai granche'.
Un nuova sottoscrizione a un sito di moda, che mi ha assegno una stilista personale e mi manda un pacco di vestiti da provare ogni due mesi. Mi sono provata (ed ho tenuto) abiti che mai e poi mai mi sarei nemmeno sognata di tirare fuori dalla gruccia.
Una promozione, secondo me assai meritata, che mi posiziona esattamente dove dovrei essere (per titolo e soldi), finalmente. Non ho ancora firmato il contratto, ma confido nel fatto che sia un formalita'.
Un appartamentino a Firenze che vede un via vai di viaggiatori entusiasti. Adoro la mia casa e viaggiare e l'unione delle due cose e' sublime, sopratutto vista con gli occhio di gente di tutto il mondo.
L'aver imparato ad accettare che il corpo invecchia e che bisogna ridimensionare le aspettative sportive. E va anche bene cosi'.
Un sacco di amici a giro per gli States che mi mandano messaggi entusiasti e foto magnifiche. Mi fa sempre piacere che la gente apprezzi il paese che mi da il pane e che certi stereotipi, se pur parzialmente giustificati, cadano dalla testa delle persone a cui tengo.
Ho riletto gli ultimi post e mi son messa nei panni di chi mi legge.
Mi e' presa depressione per loro.
Lo giuro, la mia vita non e' fatta solo di lutti e giramenti di maroni.
Saturday, 11 August 2018
Namaste
Avevo fatto yoga a fasi alterne per anni, iniziando forse nel 2008 o 2009 nelle classi dell'Imperial College. John lo sapeva che avevo un rapporto un po' così con lo yoga, che mi piaceva, ma che era anche legato a una fase molto emotiva della mia vita. Ma insomma mi sentivo fisicamente una merda, dopo la terza gravidanza, e John faceva del suo meglio per incoraggiarmi a rimettermi in forma.
Una volta mi lasciai convincere e ti scrissi.
-Vieni alle 7 il giorno talditali, quando molti degli studenti stanno per finire la loro pratica, così c'è modo di fare la lezione introduttiva-
Nei tre anni successivi, ci ho provato e no, lo ammetto, a inserire la pratica regolare di Ashtanga nella mia complicata vita. Ma era un casino, perchè John aveva già una pratica regolare che voleva assolutamete mantenere, e se lui era in studio, non ci potevo essere io.
Allora mi ero arresa, per il momento, a fare dell'Ashtanga la mia pratica estiva. A mo' di campo scuola. Tre settimane, un mese, due settimane e mezzo di pratica intensa e poi chi vivrà vedrà. MI piaceva così tanto, così come mi piacciono tanto quelle settimane di estate da sola.
Pensavo che sarebbe finalmente arrivato anche il mio momento, per srotolare il tappetino ogni giorno e praticare. Era solo troppo presto e dovevo essere paziente.
Ma, senza pudore, mi ripresentavo ogni estate, e anche a luglio l'ho fatto. Io mi ero sentita bene durante le tre settimane di pratica, molto meglio di tutti gli altri anni. Del resto, ques'estate, venivo da un anno di attività fisica, se non intensa, quantomeno costante.
-Non glielo dico nemmeno che ci provo in inverno, se poi riesco, lo vede da solo-
Mi ero sentita bene dicevo, ma ti avevo notato scontroso. Pensavo tu lo fossi con me, perchè mi vedevi come una perdita di tempo. La sera prima di andare in Italia, ti ho salutato un po' meglio delle sere precedenti, dicendoti che partivo, che avresti rivisto John in due settimane o poco più, che avevamo avuto un anno difficile e che ero stata davvero tanto stanca. Ma che stavo molto bene adesso, e che avevo goduto delle mio campo estivo. E ci siamo salutati così, come un'estate qualunque.
Ieri sera, alla tua "pratica in memoria", c'era John. Io ero fuori a fissare la porta. Per due ore e mezzo sono stata fuori a fissare la porta e a piangere, un po' si e un po' no, e a pensare a tutte le volte - troppo poche - che l'ho varcata col batticuore, o con nonscuranza e, infine, quest'estate, con accettazione che era una cosa per me saltuaria. La porta chiusa e me fuori. Un po' simbolo del mio percorso con te.
Una volta mi lasciai convincere e ti scrissi.
-Vieni alle 7 il giorno talditali, quando molti degli studenti stanno per finire la loro pratica, così c'è modo di fare la lezione introduttiva-
Nei tre anni successivi, ci ho provato e no, lo ammetto, a inserire la pratica regolare di Ashtanga nella mia complicata vita. Ma era un casino, perchè John aveva già una pratica regolare che voleva assolutamete mantenere, e se lui era in studio, non ci potevo essere io.
Allora mi ero arresa, per il momento, a fare dell'Ashtanga la mia pratica estiva. A mo' di campo scuola. Tre settimane, un mese, due settimane e mezzo di pratica intensa e poi chi vivrà vedrà. MI piaceva così tanto, così come mi piacciono tanto quelle settimane di estate da sola.
Pensavo che sarebbe finalmente arrivato anche il mio momento, per srotolare il tappetino ogni giorno e praticare. Era solo troppo presto e dovevo essere paziente.
Ma, senza pudore, mi ripresentavo ogni estate, e anche a luglio l'ho fatto. Io mi ero sentita bene durante le tre settimane di pratica, molto meglio di tutti gli altri anni. Del resto, ques'estate, venivo da un anno di attività fisica, se non intensa, quantomeno costante.
-Non glielo dico nemmeno che ci provo in inverno, se poi riesco, lo vede da solo-
Mi ero sentita bene dicevo, ma ti avevo notato scontroso. Pensavo tu lo fossi con me, perchè mi vedevi come una perdita di tempo. La sera prima di andare in Italia, ti ho salutato un po' meglio delle sere precedenti, dicendoti che partivo, che avresti rivisto John in due settimane o poco più, che avevamo avuto un anno difficile e che ero stata davvero tanto stanca. Ma che stavo molto bene adesso, e che avevo goduto delle mio campo estivo. E ci siamo salutati così, come un'estate qualunque.
Ieri sera, alla tua "pratica in memoria", c'era John. Io ero fuori a fissare la porta. Per due ore e mezzo sono stata fuori a fissare la porta e a piangere, un po' si e un po' no, e a pensare a tutte le volte - troppo poche - che l'ho varcata col batticuore, o con nonscuranza e, infine, quest'estate, con accettazione che era una cosa per me saltuaria. La porta chiusa e me fuori. Un po' simbolo del mio percorso con te.
Subscribe to:
Posts (Atom)