Friday 27 July 2018

La casa della zia

E me ne sono restata li in piedi per qualche momento. Luce, acqua, gas tutto staccato. Sono entrata ed ho aperto i rotolanti, la porta della terrazza semi aperta come sempre. Le scatole mezze fatte. La cucina deprivata di pezzi di mobilia. Il calendario fermo a Ottobre 2017.
Sono stata li a girare per le stanze, uguali a 20 anni fa, ma anche così diverse. Le foto appese del primo giorno di laboratorio, della laurea, di me piccola. Il porta-musicassette ancora pieno appeso al muro. Quelle stanze vuote, dove non vivo più da oltre 20 anni, ma che hanno sempre un odore familiare, con il rumore della ferrovia e il riscontro che fa sbattere le porte nelle giornate di estate.
Mille ricordi, mille episodi, persone, eventi, parole. Il babbo che bussava alla porta. Lo zio che riposava nel pomeriggio. Gli anni spesi a studiare in salotto, in mezzo alle scartoffie. Gli amici che andavano e venivano come se fosse casa loro, tutti nutriti a the e biscotti.
Le cose buone le avevo gia' portate via a febbraio, per sistemarle in casa a Firenze, diventata AirBnB.  A febbraio era stata una toccata e fuga. Faceva un freddo assassino e davvero non avevo tempo. Avevo raccattato dei ninnoli per riempire un po' gli scaffali. In casa della zia sembrava tutto un ammasso di cianfrusaglie, invece alcuni pezzi sono antichi e belli, probabilmente non di valore, ma sanno di campagna e tempi andati. Anche questa volta avevo poco tempo, quando mai ne ho, se sono in Toscana. Avevo però dedicato gli ultimi due giorni di questo viaggio allo svuotare il garage, che verrà messo in vendita, e così mi sono concessa un piccolissimo viaggio nella memoria, seppur in presenza dell'agente immobiliare. Gli scatoloni che appartenevano a Firenze sono stati riportati a Firenze, le biciclette verrano forse aggiustate e porteranno a spasso ospiti stranieri, ciò che non era più salvabile o non utile è finito nella spazzatura o nel riciclo.
Non credo ci sia più niente da salvare in quella casa. Forse un mobiletto, forse i due lettini. Ho recuperato qualche libro e un vecchio Gioco dell'Oca. Forse dovrò tornare un'ultima volta. Quando quella casa al terzo piano, in quell'orrendo condominio di periferia, se ne sarà andata a fare da casa a qualcun altro, perchè a quello le case servono, non avrò più motivo di tornare in quella via. Da una parte è un sollievo, da un'altra è la cosa più triste del mondo.

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