Ci sono momenti nella vita in cui uno sente il bisogno di
depurarsi, di lasciarsi alle spalle oneri e preoccupazioni, di inspirare e
espirare e riconnettersi con se stesso, la propria famiglia e il mondo. Io sono
in uno di quei momenti. In viaggio verso Nord, con J che guida e B&F dietro
che guardano X-men sull’ipad per ammazzare la noia di qualche ora di viaggio in
autostrada. Io invece adoro le ore di viaggio in macchina con il mondo che mi
scorre di fianco e io che lo guardo; perchè niente è più bello del mondo,
nonostante Trump, Salvini e compagnia cantante.
È stato un anno molto difficile. Avevo accennato che non
aspettavo il 2018 con ansia, perchè sarebbe stato un anno complesso, ed uno di
quei rari casi in cui, comunque andasse sarebbe andata male. Infatti uno dei
possibili scenari si è verificato e, come atteso, è andata male. Anche lo
scenario opposto sarebbe stato assai complesso, quindi , dal mio punto di
vista, meglio così. Spero che sia l’inizio di qualcosa di positivo, lo
scopriremo solo vivendo (un altro paio d’anni). La mia esistenza pubblica
nell’ultimo periodo si è risolta tutta intorno alla bici. Ci sarebbe stato
spazio per innumerevoli post passivi-aggressivi, ma mi stanno pesantemente sul
culo, quindi ho deciso a divulgare solo i momenti lieti, non per gli altri – che
volendo mi frega anche cazzo – ma per me, perchè di quelli mi voglio ricordare
quando rileggo le gesta passate. Ma è stata un’annataccia ed io ho assorbito
tanta di quella tensione e stress, che ho fatto il botto, mentale e fisico.
Ieri, come si conviene, il secondo giorno di vacanza mi sono ritrovata a
frignare in mezzo a Hot Springs, per il nervoso di non poter entrare al bagno
termale perchè i bambini sono troppo piccoli. E ho pianto e pianto e pianto, come
a iniziare a buttare fuori tutta la merda accumulata; tutta la rabbia per la
perdita della zia, che è solo l’ultima perdita di tante – troppe - persone
care, tutto lo sconforto per la partenza della mia cara amica, che oggi prende
l’aereo verso una nuova vita a casa sua; per l’impotenza di un lavoro che cerca
di risolvere uno dei più grossi mali del mondo, ma non ci riesce e fallisce
sulla pelle degli amici, che muoiono senza che noi, da quei palazzi di
cristallo costruiti a forza di miliardi di dollari, si riesca a fare nulla per
evitarlo. E mi si è pure infiammato un nervo della schiena, che mi dà le fitte
mentre cammino, dietro, davanti e dappertutto. E ancora piango un po’, mentre
la strada mi scorre davanti, in mezzo ai boschi e ai laghi, ai fiori gialli
selvatici a bordo strada, nel sole del mattino.
Ieri a Hot Springs ho comprato un balsamo di quelli olistici
caldo-freddo sticazzi, ieri sera mi sono massaggiata la schiena e oggi mi
sembra mi faccia meno male. La mia amica starà benone nella sua nuova vita a
casa sua, chiudendo il cerchio che l’aveva fatta partire 10 anni fa. Il mio
lavoro continuerà a fare del suo meglio, un piccolo passo alla volta; non
risolverà mai il problema, ma migliorerà la vita di qualcuno.
Lo so come vanno queste cose, ora mi sento sola come un cane
e incompresa dal mondo intero, domani andrà meglio e il giorno dopo meglio ancora, e mentre
la strada mi scorre davanti, tutta la merda scivolerà via - forse.
Mi aspettano foreste, città e laghi. Andrà tutto bene, alla
fine. Come sempre, quando le cose si guardano dall’angolo giusto. Ma adesso, maremma che magone!
coraggio!
ReplyDelete