Monday, 11 June 2018

La fatica che si fa sentire tutta insieme

Ci sono momenti nella vita in cui uno sente il bisogno di depurarsi, di lasciarsi alle spalle oneri e preoccupazioni, di inspirare e espirare e riconnettersi con se stesso, la propria famiglia e il mondo. Io sono in uno di quei momenti. In viaggio verso Nord, con J che guida e B&F dietro che guardano X-men sull’ipad per ammazzare la noia di qualche ora di viaggio in autostrada. Io invece adoro le ore di viaggio in macchina con il mondo che mi scorre di fianco e io che lo guardo; perchè niente è più bello del mondo, nonostante Trump, Salvini e compagnia cantante.
È stato un anno molto difficile. Avevo accennato che non aspettavo il 2018 con ansia, perchè sarebbe stato un anno complesso, ed uno di quei rari casi in cui, comunque andasse sarebbe andata male. Infatti uno dei possibili scenari si è verificato e, come atteso, è andata male. Anche lo scenario opposto sarebbe stato assai complesso, quindi , dal mio punto di vista, meglio così. Spero che sia l’inizio di qualcosa di positivo, lo scopriremo solo vivendo (un altro paio d’anni). La mia esistenza pubblica nell’ultimo periodo si è risolta tutta intorno alla bici. Ci sarebbe stato spazio per innumerevoli post passivi-aggressivi, ma mi stanno pesantemente sul culo, quindi ho deciso a divulgare solo i momenti lieti, non per gli altri – che volendo mi frega anche cazzo – ma per me, perchè di quelli mi voglio ricordare quando rileggo le gesta passate. Ma è stata un’annataccia ed io ho assorbito tanta di quella tensione e stress, che ho fatto il botto, mentale e fisico. Ieri, come si conviene, il secondo giorno di vacanza mi sono ritrovata a frignare in mezzo a Hot Springs, per il nervoso di non poter entrare al bagno termale perchè i bambini sono troppo piccoli. E ho pianto e pianto e pianto, come a iniziare a buttare fuori tutta la merda accumulata; tutta la rabbia per la perdita della zia, che è solo l’ultima perdita di tante – troppe - persone care, tutto lo sconforto per la partenza della mia cara amica, che oggi prende l’aereo verso una nuova vita a casa sua; per l’impotenza di un lavoro che cerca di risolvere uno dei più grossi mali del mondo, ma non ci riesce e fallisce sulla pelle degli amici, che muoiono senza che noi, da quei palazzi di cristallo costruiti a forza di miliardi di dollari, si riesca a fare nulla per evitarlo. E mi si è pure infiammato un nervo della schiena, che mi dà le fitte mentre cammino, dietro, davanti e dappertutto. E ancora piango un po’, mentre la strada mi scorre davanti, in mezzo ai boschi e ai laghi, ai fiori gialli selvatici a bordo strada, nel sole del mattino.
Ieri a Hot Springs ho comprato un balsamo di quelli olistici caldo-freddo sticazzi, ieri sera mi sono massaggiata la schiena e oggi mi sembra mi faccia meno male. La mia amica starà benone nella sua nuova vita a casa sua, chiudendo il cerchio che l’aveva fatta partire 10 anni fa. Il mio lavoro continuerà a fare del suo meglio, un piccolo passo alla volta; non risolverà mai il problema, ma migliorerà la vita di qualcuno.
Lo so come vanno queste cose, ora mi sento sola come un cane e incompresa dal mondo intero, domani andrà meglio e il giorno dopo meglio ancora, e mentre la strada mi scorre davanti, tutta la merda scivolerà via - forse.
Mi aspettano foreste, città e laghi. Andrà tutto bene, alla fine. Come sempre, quando le cose si guardano dall’angolo giusto. Ma adesso, maremma che magone!


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