Come chi segue "Parole in liberta'" sa gia', ho raccattato un collaboratore che mi "aiutera'" a scrivere le review di film e serie TV. L'intento e' ovviamente quello di divertirsi. Il modo dovrebbe essere quello di fargli scrivere su cosa io non guardo, o, per cio' che entrambi abbiamo visto, usare il dibattito e l'integrazione di elementi che io conosco meno bene, come ad esempio i riferimenti ai fumetti specifici da cui le serie TV sono tratte. Ho letto molto fumetti in vita mia, ma sono un'infante a confronto di certa gente in cui scorre forte la forza nerd, gente a cui il mio collaboratore (e carissimo amico) Francesco fa parte.
Sono stata criticata in passato per questa cosa delle review, perche' mi e' stato detto che non stavo parlando a ragione veduta, che non sapevo nulla del materiale originale e quindi perche' avrei dovuto dire la mia sul materiale televisivo che ad esso si ispirava.
Questo mi ha portato a una riflessione piu' profonda, che medito da un po' di tempo e che si interseca con la mia idea di scuola, adesso che sono costretta a confrontare il metodo scolastico italiano come l'ho vissuto io, con quello americano che mi accingo a conoscere dall'agosto prossimo venturo.
Siamo stati portati a pensare che la cultura sia una cosa lineare: studio la lezione, passo l'interrogazione prima, l'esame poi. Ho un problema da risolvere, lo pondero, mi studio la letteratura in materia, creo un piano di attacco, risolvo il problema. Questo e' in parte la base del metodo scientifico, in effetti: scopro un fenomeno nuovo, lo osservo, lo interpresto, disegno esperimenti ad hoc per provare la mia ipotesi, gli esperimenti funzionano, quindi ho provato la mia ipotesi. Faccio scienza da 20 anni, fosse mai una volta andata cosi'. Scientificamente, la via all'innovazione e' molto piu' tortuosa, procede per piccole scoperte frammentarie, pezzi di un puzzle trovati a volte per caso o per fortuna, che inizialmente possono non avere senso (e spesso non ne hanno) ma a volte, guardati nel loro insieme, dopo tanto tempo e dall'alto, ricostruiscono qualcosa di vicino all'immagine finale ideale.
Questo stesso concetto si applica alla cultura. La cultura non deve per forza essere lineare, non c'e' bisogno di partire a studiare la preistoria per diventare uno storico, si puo' anche studiare il secondo dopoguerra e poi il medioevo e poi magari ci si interessa agli assiro-babilonesi e si legge qualcosa.
Allo stesso modo, non ho bisogno di leggere 900 numeri di Daredevil per avere il diritto o meno di scrivere se la serie TV mi e' piaciuta (la risposta e' si, review a 4 mani con Francesco a seguire, questo sabato) - E comunque i puristi possono anche non leggere -.
Anzi, e questo era il punto focale di questo post, posso prendere spunto dal fatto che la serie TV mi e' piaciuta tanto e leggere i fumetti che mi mancano per ampliare la mia conoscenza del personaggio.
L'idea della cultura lineare, del sapere tutto per poter dare l'esame, e' un male assoluto che mi porto dietro dalla prima elementare. E, badate bene, ha effetti collaterali devastanti, come non fare domanda per un lavoro perche' su 10 requisiti se ne hanno solo 9.
Sto invece imparando quanto sia importante e interessante imparare a riempire gli spazi vuoti, riconoscere i pezzi del puzzle quel quello che sono: pezzi e, invece di frustrarmi perche' non vedo il puzzle, imparare a metterli di lato finche' l'immagine finale non sara' piu' chiara.
Da dove venga lo spunto a riempire quegli spazi o cercare quei pezzi, ha davvero importanza?
p.s. perdonate lo spazio pubblicitario iniziale. Vogliamo, fortemente vogliamo, Francesco e io, traffico di nerd che commentano e si scannano su cose basilari come chi sia piu' forte fra Thor e Iron Man.
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