Monday 22 September 2014

Sull'obbedienza (o ubbidienza?)

I miei figli non sono la quintessenza dell'ubbidienza.
Quello piccino e' ancora piccino quindi non conta, ma quella grande di sicuro non fa tutto quello che le si dice. Questo suo atteggiamento "ribelle" mi ha messo assai in difficoltà in passato, specie quando la scenata anarchica si consumava in pubblico.
Per vincere lo sgomento, mi sono messa a riflettere. Intorno ai 2 anni i bambini crescono e iniziano a testare i propri limiti e il proprio raggio di azione. Questo si sa. Testano anche i genitori e fin dove può arrivare la loro libertà e potere decisionale. Fa parte della crescita e bisogna permetterglielo. Prenderlo di buon grado e rispettarlo. Il manuale vuole che si mantenga anche sempre una calma zen, si parli sottovoce, si abbracci e si comprenda il piccolo indemoniato che si rotola al suolo.
Però quando questi esperimenti di crescita, in passato, sono esplosi tipo in mezzo a un negozio, personalmente, seppur fossi consapevole, avrei voluto scavare una buca e seppellirsi lì, nel reparto junior. Avrei voluto scacciare tutti gli sguardi degli avventori che avranno pensato che pessimo genitore fossi, totalmente incapace di farmi ubbidire. Avrei anche desiderato che la figlia in crescita si trasformasse in un androide telecomandato e eseguisse a bacchetta tutto quello che le veniva ordinato.
Ne sono talvolta seguite scene insensate di cui risparmio il racconto e di cui poi mi sono magari anche vergognata.
Nelle pause riflessive di cui sopra, una volta sturatasi la vena, mi è però venuto da pensare che, più che la disobbedienza in sé, mi rompeva l'affronto all'autorità materna e, sopratutto, la figura di merda.
Focalizzati questi semplici punti, le volte successive, dopo un veloce ripasso del mantra inspira-pace interiore-espira, mi sono ripetuta che i figli non sono soldati e che il viaggio per diventare adulti consapevoli, capaci di decisioni indipendenti e maturi, passa anche per quella bizza in quel negozio. Allora le cose sono andate meglio e mi sono sentita di aver fatto qualche passo avanti sul come pormi di fronte a certe scene pietose.
Quella grande adesso è molto più "ubbidiente". Quando le viene chiesto qualcosa, se lo reputa sensato, lo fa senza replicare. Quando le viene detto un no, se la spiegazione la convince, lo accetta di relativo buon grado. Quando le si richiede aiuto, raramente lo nega. Quella grande adesso ha compiuto 3 anni e sta crescendo. Io respiro di sollievo. Fino alla prossima.
È molto lontana dall'ubbidire agli ordini come un soldato. Ma magari è un bene.

5 comments:

  1. decisamente un bene. una mia amica (svizzera) mi ha raccontato che è cresciuta col precetto che i grandi hanno sempre ragione e non vanno mai contraddetti. E che tutt'ora ha problemi a far sentire la sua voce, per esempio col suo capo.

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    1. me la racconto così che devo fare? faccio figli con la testa dura come quella di su' ma'. del resto che mi lamento? anche io ero così...

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  2. io sono sempre più convinta che ho avuto un grandissimo culo con mio figlio e che dovrei rompergli meno le scatole. Ma non mi riesce...

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    1. tipo? che tipo di scatole rompi? perché magari è tutto relativo, anche io brontolo a sufficienza, a volte inascoltata, altre no...

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    2. tipo "stai fermo, stai buono, non parlare ad alta voce" e poi lo sgrido se non lo fa. e poi mi guardo intorno e realizzo che in relatà non mi ha mai fatta vergognare in pubblico e mi dico "ma datti una calmata, povero bambino". ma non ci riesco... sono una pessima madre...

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